Il borgo
Anche il più sprovveduto dei turisti per caso, non può commettere l’imperdonabile errore di lasciare il Piceno senza aver fatto almeno una breve visita a Castel Trosino.
Castel Trosino è un raccolto borgo medievale perfettamente conservato che svetta in cima ad un’alta rupe di travertino staccatasi in tempi remoti dal Colle di San Marco.
Tutto qui? Assolutamente no!
La necropoli longobarda
Castel Trosino, grazie alla sua posizione, fu tra i primi insediamenti umani della zona: dall’alto domina il corso del Torrente Castellano, e di conseguenza si erge a guardia della valle castellana, via d’accesso privilegiata ai Monti della Laga.
Per lunghi secoli fu la roccaforte di un sistema difensivo che aveva altri importanti baluardi in Castel Manfrino, nella Rocca di Montecalvo e nel Convento di San Giorgio a Rosara.
Quando il Piceno era sotto la dominazione romana, questo luogo era rinomato per le acque termali, quelle Sorgenti di acqua Salmacina, a quel tempo convogliate con un acquedotto fino alle porte orientali di Asculum, nei pressi del Forte Malatesta (segnatevi il nome, ritornerà nella nostra breve narrazione).
Le acque del Castellano, che entrano in città confluendo, all’altezza di Porta Tufilla, nel Fiume Tronto, alimentavano gli opifici della Cartiera Palale, mentre oggi, grazie alla diga di Casette sono usate per produrre energia elettrica.
Lo sbarramento ha formato un bacino artificiale detto anche Lago di Castel Trosino sulle rive del quale, alcuni sentieri ben curati, permettono a chiunque di godere di questa suggestiva area archeologico-ambientale.
Amministrativamente l’antico incastellamento medievale è frazione di Ascoli Piceno e sorge pochi chilometri fuori Porta Cartara, e tra l’altro è ben collegato al centro città da un bus urbano (linea 10 Piazza Simonetti-Porta Cartara-Castel Trosino-Viale De Gasperi).
Durante le invasioni barbariche, il castello fu lungamente occupato dai longobardi. A pochi passi dal borgo, in Contrada Pedata, il rinvenimento nel 1872 della tomba di un condottiero longobardo con tutto il suo ricchissimo corredo funebre, fu il primo passo che portò alla scoperta di una grande necropoli venuta alla luce alla fine del 1.800, negli scavi che seguirono.
Quasi 300 tombe sono state trovate nel vasto sepolcreto.
La maggior parte dei reperti hanno preso la via di importanti musei nazionali a Roma, ma due interi corredi funerari costituiscono la principale attrazione del Museo dell’Alto Medioevo di Ascoli Piceno ospitato proprio all’interno del moderno Polo Museale del Forte Malatesta sopra citato (nel capoluogo piceno in via delle Terme 6).
Il percorso archeologico di Castel Trosino
Da qualche tempo, un breve sentiero attrezzato e ben segnalato, permette a tutti di inoltrarsi nell’area dei ritrovamenti dove, in maniera un po’ scenografica ma efficace, c’è anche una rappresentazione della cerimonia funebre longobarda, che tanto piacerà ai bambini dotati di più fantasia.
È innegabile che, ancora oggi varcare l’arco a tutto sesto, unico ingresso nelle mura di cinta di Castel Trosino, rappresenta un’emozione. Passeggiando per le viuzze, si assapora il gusto della storia antica, delle leggende e delle tradizioni di cui questo luogo è pieno zeppo, così come gran parte dell’entroterra marchigiano.
La Casa della Regina
Arrivati in vista della Chiesa di San Lorenzo Martire, sulla destra si vede una casa in pietra dall’aspetto modesto ma ingentilita da singolari loggette a tre luci: questa è detta la Casa della Regina.
Leggenda vuole che Manfredi, figlio di Federico II di Svevia, dal vicino Castel Manfrino, cavalcasse nottetempo fino a qui per fare l’amore con una bella longobarda.
A dar retta ad alcune fonti letterarie che volutamente non stiamo qui a riportare, pare che l’anima di Manfredi, stigmatizzato nella sua bellezza dai famosi versi di Dante Alighieri “biondo era e bello e di gentile aspetto”, abiti ancora questi luoghi e sorvoli la valle sotto le mentite spoglie di un’Aquila Reale.
Un’altra buona ragione per visitare Castel Trosino.
Tags:Ascoli Piceno, Castel Trosino, Marche