Nata al fine di conservare la natura, l’ambiente, la flora e la fauna, la Riserva Naturale Regionale Oasi WWF dei Calanchi di Atri costituisce un patrimonio di biodiversità che ha tanto da insegnare a noi uomini del terzo millennio.
Istituita nel 1995 ed estesa all’incirca 600 ettari, nel 1999 è diventata un’Oasi WWF ampliando la fruibilità di un paesaggio agrario di infinita bellezza.
I calanchi
I calanchi, fenomeno geomorfologico erosivo tipico del clima mediterraneo e provocato dall’acqua, occupano parte dei tre colli sui quali sorge l’antica città di Atri.
Li Ripe, così sono definite in dialetto dai paesani che le chiamano anche Bolge dantesche o Unghiate del Diavolo, nomi di fantasia che anticipano al visitatore lo stupore che proverà al suo cospetto, una volta raggiunta l’area protetta non lontana dal centro storico.
L’anello escursionistico
Qui sorge un moderno centro visite con finalità didattiche da dove inizia un anello escursionistico lungo 6 chilometri.
Non è necessario percorrerlo per intero dal momento che il primo belvedere è a soli 800 metri dal centro visite.
L’itinerario escursionistico, un percorso ad anello ideato per la visita in autonomia, è sempre aperto e ad accesso libero.
Sentiero numero due
Si inizia il Percorso easy, il più facile, dando le spalle al centro visite e scendendo lungo la strada a sinistra: Sentiero n. 2 detto Strada di San Paolo. Arrivati alla Cappella di San Paolo, si torna indietro.
Distanza: 2 Km
Durata: 1 ora A/R
Difficoltà: medio/facile.
Pendenza media: 17%
Sentiero numero uno
Dando le spalle al centro visite e scendendo lungo la strada a sinistra ci si avvia invece sul Sentiero n. 1: una carrozzabile che prende il nome di Strada Brecciara e che raggiunto il fondovalle risale il versante fino alla Cappella di San Paolo dove, si riconnette con il Sentiero n. 2 tramite il quale risale fino al Centro Visite.
La buona segnaletica presente alla partenza rende noto che per compiere l’intero percorso ad anello, cioè il sentiero n. 2 e il sentiero n. 1, ci vogliono almeno 2 ore.
Distanza: 6 Km A/R
Difficoltà: media
Pendenza media: 9% – 17%
È consigliabile affrontare il trekking con abbigliamento comodo, scarpe adatte alle escursioni o da tennis, cappellino per il sole e borraccia d’acqua. E comunque mai nelle ore più calde e soleggiate.
APP Picus del WWF
Oltre alla cartellonistica informativa, l’oasi del WWF mette a disposizione l’APP Picus, liberamente scaricabile dalla rete. Protagonista dell’APP è l’istrice Picus che accompagna i visitatori agli 11 punti d’interesse presenti fornendo un’infinità di informazioni utili alla visita.
Sotto il profilo più strettamente naturalistico, la biodiversità animale annovera dal cervo colante al falco pellegrino, dal barbagianni al barbastello (pipistrello di piccole dimensioni) al gheppio (rapace diffuso nell’Europa centrale), mentre tra i rettili qui presenti segnaliamo il cervone e il saettone.
Diversamente da come si potrebbe immaginare, anche la flora che circonda i calanchi di Atri è molto variegata: anemone fior di stella, biancospino, cappero, carciofo selvatico, ginestra e liquirizia, ma anche olmo campestre e pioppo bianco oltre al prugnolo spinoso e al pioppo nero.
Come detto, la riserva naturale è in vista del centro storico di Atri che in ogni stagione è la meta perfetta di una gita.
Atri
Una delle città più antiche d’Abruzzo, fondata con tutta probabilità dagli Illiri provenienti dall’altra sponda dell’Adriatico, secondo la leggenda fu chiamata così da Diomede, l’eroe acheo che trovava requie ammirando le sue dolci colline da lui chiamate Aidria cioè “serenità”.
Atri fu colonia romana nel 289 a.C. schierata a fianco di Roma contro Annibale; nel 1264 divenne libero comune e sede vescovile mentre un secolo dopo, nel 1393 passò nel possesso dei duchi d’Acquaviva che la governarono ininterrottamente fino alla metà del ‘700.
La Guida Verde del Touring Club Italiano, esordisce con una descrizione di rara efficacia:
“Tra le valli del Vomano e del Piomba, su uno sperone attorniato da querce e ulivi, l’antica Hatria (m. 444, abitanti 10.600) colpisce per il bel nucleo storico, la straordinaria cattedrale col più importante ciclo pittorico del rinascimento in Abruzzo…”.
Lasciata l’auto lungo Viale Umberto I, si procede a piedi lungo Corso Elio Adriano che dopo pochi metri scopre sulla destra la scenografica Piazza Duomo dove la Cattedrale di Santa Maria Assunta fronteggia il Teatro Comunale.
Il ciclo degli affreschi datati intorno al 1460 ad opera di Andrea De Litio, già da soli giustificano la visita ad Atri.
Proseguendo lungo Corso Elio Adriano si arriva presto a Piazza Duchi d’Acquaviva, il punto più alto della città sul quale prospetta il grandioso Palazzo Ducale.
Superata la piazza, ecco il belvedere: un affaccio naturale sulla Maiella e sul Gran Sasso!
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